“Shhhhhh...it's Speakeasy!!”

Il Proibizionismo negli anni ruggenti

Speakeasy. Sicuramente una parola che vi sarà saltata all’orecchio più volte. Oggi, infatti, è un termine molto diffuso nel mondo dei locali e non solo, ma…sapete da dove nasce? Quali sono le sue radici? La storia di questo vocabolo ha dei retroscena che vi stupiranno!

Per speakeasy, letteralmente “parlar piano”, si definisce un esercizio commerciale che vende illegalmente bevande alcoliche. Il boom di locali speakeasy americani si ebbe nel periodo che va dal 1920 al 1933, non a caso in perfetta coincidenza con il periodo conosciuto come Proibizionismo.

CENNI STORICI SUL PROIBIZIONISMO. I primi gruppi a favore del proibizionismo nacquero all’inizio dell’Ottocento: i loro membri erano bianchi che vivevano nelle aree rurali del paese, in gran parte donne, anglosassoni e appartenenti a qualche setta protestante. Con l’aumento dell’immigrazione, il movimento diventò sempre più xenofobo; l’idea alla base del fenomeno era che ci fosse un’America tradizionale da difendere e quest’America era bianca, protestante e contadina. Il nemico di questi valori era l’America degli immigrati che abitavano le grandi città, dove la criminalità era molto più diffusa ed associata proprio al consumo di alcolici.

Quando, nel 1917, gli Stati Uniti entrarono in guerra con la Germania, si iniziò a pensare che con le risorse risparmiate dalla produzione di alcol, si sarebbe potuto aumentare lo sforzo bellico. Nel  gennaio del 1920, negli USA, entrò allora in vigore il XVIII emendamento, che proibì la vendita, il consumo, l’importazione e la produzione di alcolici. Iniziò il Proibizionismo, il cosiddetto noble experiment.

Come potete ben immaginare, una legge non può cambiare in maniera radicale le abitudini della popolazione: milioni di americani che usavano fare vita mondana volevano continuare a bere, e non si adattavano facilmente a un cambiamento così drastico.

Così il Proibizionismo, che doveva garantire una nuova epoca di benessere e virtù, in realtà darà il via alla produzione di alcol clandestino e commercio illegale. Nacquero, allora, prodotti di alta gradazione, come il Moonshine per esempio, che prende il nome dalla produzione al chiaro di luna per non farsi scoprire dalle autorità. Ben presto, questa situazione penalizzante provocherà gravi conseguenze, come il dilagare del contrabbando e la diffusione della criminalità organizzata; i liquori, poi, saranno venduti e consumati nei locali clandestini, gli speakeasy appunto.

Produzione, contrabbando e vendita illegale erano diventati un business così redditizio che le varie organizzazioni criminali si scontrarono violentemente per ottenerne il monopolio. Uno di questi scontri, fu il famoso massacro di San Valentino tra la banda di Al Capone e i rivali irlandesi di Bugs Moran a Chicago nel 1929.

LA FINE. La fine del Proibizionismo si avvicinò con la crisi del 1929, quando il governo degli Stati Uniti si trovò nella disperata necessità di ottenere nuovamente le entrate che forniva la tassa sugli alcolici. Tuttavia, ci furono anche ragioni di ordine pubblico: gli americani volevano bere a prezzi più bassi di quelli che garantiva il mercato nero, la criminalità era fuori controllo e la corruzione si era diffusa ovunque, alimentando il degrado sociale. Il Proibizionismo aveva fallito, e il 5 maggio 1933 fu istituito il Blaine Act, con cui veniva messa in moto la procedura costituzionale che avrebbe portato alla rimozione del Diciottesimo emendamento.

Come avrete potuto capire, il Proibizionismo ha generato un fenomeno sociale senza precedenti, quello del radicalizzarsi della criminalità organizzata, con cui ancora oggi, purtroppo, l’America si ritrova a fare i conti.

 

 

Giulia (Giuls)

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